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Giustizia, pronto il nuovo lodo Alfano

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CAT_IMG Posted on 15/4/2010, 16:26




Giustizia, pronto il nuovo lodo Alfano
Parlamentari, stop alle intercettazioni

Arriva al Senato lo scudo costituzionale per il premier. Il testo preparato da Quagliariello e Centaro, entro domani il ministro vede i capigruppo di LIANA MILELLA



ROMA - Nuovo lodo Alfano, in veste costituzionale, subito al Senato. Tra oggi e domani. Alfano riunisce i capigruppo e il testo sarà subito depositato. Ancora quindici giorni per la "grande grande grande" (come dice il Cavaliere) riforma della giustizia, per fare almeno la mossa di ascoltare l'opposizione e non contrariare Napolitano e l'appello alle "riforme condivise". Subito le modifiche alle intercettazioni, con importanti novità. A partire dalla marcia indietro del governo sugli "evidenti indizi di colpevolezza" necessari al pm per ottenerle che, dopo il diktat del capo dello Stato, tornano a essere "gravi indizi di reato", cioè la formula che c'è oggi nel codice di procedura penale all'articolo 266. Il Guardasigilli Alfano aveva dichiarato che non si sarebbe "impiccato" all'aggettivo, invece è stato costretto a "impiccarsi" al sostantivo. E va da sé che tra "indizio di reato" e "indizio di colpevolezza" c'è il baratro.

Due ore di riunione della Consulta per la giustizia del Pdl, presieduta da Niccolò Ghedini, e la strategia per le prossime settimane è pronta. A partire dalla costituzionalizzazione dello scudo per sospendere i processi del premier. Ma anche quelli dei presidenti della Repubblica, della Camera e del Senato. Sorpresa per i ministri che restano in balia degli eventuali dibattimenti. Nel testo preparato dal vicecapogruppo dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello e da Roberto Centaro, numero due in commissione Giustizia e relatore delle intercettazioni, i ministri per il momento non ci sono, anche se figurano nella legge ponte sul legittimo impedimento. Proprio il ricorso alla Consulta del pm Fabio De Pasquale, impegnato nei processi milanesi Mills, Mediaset e Mediatrade, ha costretto il governo a un'immediata accelerazione. Se la Consulta, "vittima" dei ripetuti attacchi del premier ("È comunista"), dovesse accelerare nel giudizio, il Cavaliere ripiomberebbe nell'incubo delle udienze. Il testo del lodo prevede di ritoccare gli articoli 68 (per i presidenti di camera e Senato), 90 (per il capo dello Stato) e 96 (per il premier) inserendo la sospensione dei processi. Riguardando la carica, e non la persona, sarà reiterabile e non rinunciabile.



Bisognerà aspettare martedì per avere su carta gli emendamenti al ddl sulle intercettazioni. In programma novità destinate a far discutere. Come quelle sull'entrata in vigore e sui parlamentari. La nuova disciplina sugli ascolti si applicherà solo ai processi futuri e non a quelli dove ci sono già intercettazioni in corso. Ma questi avranno solo tre mesi di tempo per essere "messi in regola", poi ricadranno nella nuova legge. Una vera spada di Damocle per tutte le inchieste.

Non basta. Il Pdl vuole "liberare" i parlamentari dall'incubo di vedersi registrare le conversazioni anche se non sono indagati. È il caso degli ascolti casuali di un deputato o un senatore che parla con un indagato. Approfittando delle recentissime sentenze della Consulta (113 e 114 del 25 marzo) sul caso di Napoli (Bocchino e Lusetti) e di Potenza (Pecoraro Scanio), negli emendamenti che il relatore Centaro sta discutendo con Alfano ci sarà la stretta per i pm. Non appena si rendono conto che nella rete è finito un parlamentare, dovranno "subito" chiedere l'autorizzazione alle Camere. Ecco la risposta alle inchieste di Trani e di Firenze.

Per bilanciare la formula "gravi indizi di reato" verrà aggiunta la regola che le intercettazioni possono riguardare, oltre l'indagato, la sua cerchia più ristretta, con motivazioni stringenti, per evitare i famosi ascolti "a strascico". Non sarà cambiata la norma che permette di piazzare microspie "solo" dove "si ha la certezza che si sta commettendo un reato". Regola che il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha più volte criticato e che il ministro dell'Interno Roberto Maroni si era impegnato a far cambiare. Ma, fatta la Consulta Pdl per la giustizia, adesso Ghedini e Alfano dovranno fare i conti con la Lega e con i finiani.
(15 aprile 201

 
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